Fare remarketing con l'email automation

Inseguire gli indecisi sulla casella di posta per aumentare le conversioni

Chissà cosa penserebbe il cliente di un punto vendita tradizionale se i commessi, vedendolo uscire senza acquisti, lo inseguissero fino in strada per proporgli offerte personalizzate?! Probabilmente resterebbe esterrefatto e non tornerebbe mai più in quel negozio. Eppure, su Internet accade esattamente il contrario: “incalzare” con una mail chi ha semplicemente visitato un eshop o ha abbandonato un carrello pieno, non solo è lecito ma, secondo SeeWhy, può aumentare le conversioni fino al 18%.

Ottimizzare le email per il recupero dei carrelli

Ben 69 clienti su 100, durante una transazione online, abbandonano il carrello prima di perfezionare l’acquisto. D’altra parte, più della metà di loro − stando a Visual Website Optimizer − sarebbe disposta a ripensarci, se potesse usufruire di uno sconto sui prodotti. Basta questo dato per dimostrare le enormi potenzialità dell’email automation, che però, per essere realmente efficace, deve conformarsi a certe regole.

Innanzitutto, è necessario impostare il workflow rispettando determinate dinamiche temporali e tenendo conto delle ragioni dell’abbandono dell’ordine. Secondo la recente analisi di SaleCycle, chi rinuncia a un acquisto online viene frenato dal prezzo, dai costi di spedizione troppo elevati e, soprattutto, dal desiderio non appagato di trovare l’articolo perfetto. Ecco perché la soluzione giusta può consistere nell’invio di una mail che − a distanza di uno o due giorni − offra la spedizione gratis, combinata con sconti che rendano più allettanti sia i prodotti visionati che altre proposte correlate.

Insieme al contenuto, poi, nelle email di retargeting è importantissimo curare la forma. Come insegnano le strategie di digital marketing (e i vecchi adagi della pubblicità tradizionale), un’immagine vale più di mille parole e, in certi casi, diventa un persuasivo visual reminder dell’oggetto del desiderio. Naturalmente, le foto andranno presentate con un’impaginazione mobile friendly: considerando che il 72% dei consumatori controlla quotidianamente la mail attraverso lo smartphone, la struttura modulare a colonna unica è il nuovo mantra per il design dei messaggi di posta elettronica.

Da non dimenticare, infine, l’importanza delle call to action, che rimangono l’elemento chiave per spingere all’acquisto e, proprio come il resto del testo, devono possedere una doppia anima: pur rimanendo chiare e focalizzate sull’obiettivo conversione, sono tenute, nello stesso tempo, a ricreare un tone of voice caldo e umano, capace di far dimenticare che i messaggi sono inviati automaticamente da un robot. Le modalità con cui ottenere il cosiddetto “human touch” dipenderanno ovviamente dall’identità del brand e dalla sua propensione a osare. In ogni caso, sperimentare nuovi approcci − magari progettando le campagne con opportuni test A/B − è sicuramente la strada giusta da intraprendere, a patto di monitorare costantemente i risultati.

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