Cosa cresce in tempo di crisi? Il commercio elettronico

Cosa cresce in tempo di crisi? Il commercio elettronico

“La crisi morde tutti i settori, dall’auto al turismo, alla grande distribuzione. Solo un settore cresce anche nel 2008 di oltre il 20%, nonostante alla crisi. Anzi grazie alla crisi. Il commercio elettronico amplia i mercati e riduce i costi per le imprese. Amplia l’offerta e riduce i prezzi per i consumatori. La quadratura del cerchio”.
Nei tempi duri, sono i duri a vincere. Non è il titolo di un western all’italiana. E’ come si presenta lo scenario del’e-commerce in Italia dallo studio dell’Osservatorio Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano.
Infatti anche nel 2008 si segnala una crescita a 2 cifre (21%) delle vendite generate dai siti di commercio elettronico in Italia che si assestano sui 6 miliardi di euro.
L’incidenza sul totale delle vendite al consumo è di poco superiore all’1%. Poco se confrontata con quella media europea (attorno al 7%) o di alcuni paesi come USA e UK (oltre il 10%).
Ma ci sono alcune tendenze in atto – che si stanno accentuando in questo periodo di crisi – che sembrano preludere ad un ulteriore e forte sviluppo dell’e-commerce anche in Italia:
– In primo luogo dal lato degli utenti, vi è una crescita nella dimestichezza all’utilizzo della rete nel processo di acquisto. In particolar modo sono molto usati i motori ricerca (95% degli utenti web), i portali specialistici (come Ebay) ed i siti di comparazione prezzi tipo Kellkoo (45%). In tempi di ristrettezze diventa fondamentale la ricerca delle migliori condizioni di acquisto.
– In secondo luogo il web può rappresentare per molte aziende – soprattutto PMI – l’unico canale di vendita accessibile per raggiungere nuovi mercati, in Italia ma soprattutto all’estero. Ci sono molte piccole-medie aziende, soprattutto del made-in-Italy che hanno ottimi prodotti ma non hanno distributori o negozi propri. Realizzare un progetto di e-commerce e promuoverlo online ha dei costi oggi largamente affrontabili anche per una PMI.
– Anche per aziende più strutturate, che già hanno una distribuzione “fisica”, il web rappresenta un canale di vendita alternativo che può raggiungere consumatori che altrimenti sarebbero fuori portata. Inoltre – dati i bassissimi costi di intermediazione – consente di proporre sul mercato prodotti a prezzi che possono essere del 40-50% inferiori rispetto alla distribuzione tradizionale.
In Italia sono gli operatori online (le cd DOT.com) a gestire principalmente i siti di e-commerce (circa il 50% del totale). Questo perché vi è ancora ritrosia da parte delle aziende produttrici e della grande distribuzione (a parte qualche caso come Esselunga e MediaWorld) ad investire in un canale alternativo come l’e-commerce.
A volte c’è la paura di cannibalizzare la distribuzione tradizionale, a volte mancano risorse e competenze.
Il rischio della cannibalizzazione tra canali è certamente inferiore ai vantaggi provenienti dalla possibilità di raggiungere il consumatore nei vari momenti della sua vita. Il commercio elettronico va pensato in modo integrato. Il consumatore, infatti, a seconda del momento della giornata e del luogo in cui si trova può scegliere canali differenti. Ma la possibilità di fidelizzarlo al proprio brand in ognuno di questi è un vantaggio competitivo che in Italia pochissimi hanno colto fino ad oggi.
Per quanto riguarda la carenza di risorse e competenze da parte delle aziende, oggi sul mercato si stanno affermando operatori come Calicantus , consulenti e gestori per conto delle aziende del business online.
Quindi non solo per realizzare il catalogo online, ma per curare l’immagine del sito e promuoverlo online. E poi curare tutta la gestione dell’e-commerce: dalla relazione con il cliente, alla fatturazione e spedizione della merce, fino alla gestione finanziaria.
In una situazione di crisi, mettere assieme il coraggio dei nostri imprenditori con le competenze e le esperienze di operatori specializzati come Calicantus può rappresentare il mix vincente.

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