In tempi di crisi è fondamentale per le aziende trovare nuovi mercati di sbocco e nuovi canali di vendita. Ne esiste uno economico, facile da attivare, che non richiede lunghe ricerche di agenti o importatori e che consente di rendere i propri prodotti disponibili su tutti i mercati mondiali. E’ internet, attraverso l’e-commerce. Le aziende che lo stanno sfruttando stanno avendo soddisfazione anche in questo periodo di crisi.
In particolare – secondo dati diffusi dall’osservatorio del Politecnico di Milano – alcuni settori trainanti del made in italy quali l’abbigliamento (+43%) è il turismo (+28%) hanno conosciuto nel 2008 tassi di crescita importanti proprio nel canale online. Crescita confermate anche dai primi dati del 2009.
I web shopper in Italia sono meno che altri paesi (5 milioni) e comprano poco rispetto ad esempio a inglesi, tedeschi, francesi. Infatti la percentuale delle vendite transitanti dal canale e-commerce è in Italia sotto l’1% (circa 7 miliardi di euro).
Le spiegazioni proposte fin qua per questa immaturità italiana non sono convincenti:
– La ritrosia all’utilizzo della carta di credito. Le frodi online sono a livello bassissimo (sotto lo 0,2%) e sono in calo grazie ai meccanismi di sicurezza sempre più sofisticati e a circuiti di pagamento ultrasicuri come ad esempio PayPal. Inoltre sono disponibili anche meccanismi di pagamento più tradizionali e sicuri come ad esempio il bonifico, con successivo fax di conferma.
– La necessità per il consumatore italiano di avere un rapporto “fisico” con il prodotto. Se questo è probabilmente vero per i prodotti di lusso personalizzati – quelli che si comprano una tantum – che si debbono assolutamente provare per non buttare via i soldi, è molto meno vero per i prodotti di uso corrente. Altrimenti non si spiega il successo di siti di aste online come E-bay che anche quest’anno conosce un vero boom. Oppure di siti che vendono abbigliamento come ad esempio Yoox anche questo in ottima salute. Cioè che importa è fornire prodotti con un rapporto prezzo/qualità vantaggioso. E con il web è possibile, perché non ci sono i costi di struttura (personale, locali, ecc).
Un’ipotesi più plausibile – avvalorata dai ricercatori del Politecnico – è che siamo di fronte ad una sorta di “circolo vizioso”. Vi sono pochi web shopper in quanto l’offerta online è insufficiente e nel contempo le aziende e gli operatori del commercio sono restii ad andare online perché ritengono la domanda ancora immatura e numericamente non significativa.
Come rompere questo circolo ? Partiamo sempre dai dati. I prodotti venduti online verso i mercati esteri da parte dell’e-commerce italiano sono in crescita, soprattutto nei settori più qualificanti del made-in-italy (abbigliamento, turismo e, in minor misura, agro-alimentare). L’export dell’e-commerce italiano pesa per circa il 13-14% sul totale ed è in crescita costante.
I grandi brand del made-in-italy ma soprattutto le tante PMI che hanno prodotti di qualità a prezzi competitivi hanno un grande potenziale di sviluppo con l’e-commerce.
L’importante è affidarsi ad operatori qualificati che non si limitino a fornire la piattaforma tecnologica per vendere online. Ma che siano in grado di “prendere per mano”, l’azienda dall’inizio. Dalle analisi di fattibilità, fino all’elaborazione di un business plan. Dalla realizzazione del sito di vendita online, fino alla sua promozione online nei mercati nazionali ed internazionali.
E che – se serve – sia in grado di farsi carico anche della gestione. Dal rapporto con il cliente, alla fatturazione, ai pagamenti, fin alla gestione degli insoluti.
Perché conviene vendere online i prodotti Made in Italy?
03 Marzo 2015